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La mia prima orgia.

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La mia prima orgia.Mi chiamo Govinda e ho 21 anni. Questa estate sono stato in un’oasi naturista. Ci sono stata insieme ai miei genitori, o meglio insieme a mio padre e alla sua nuova compagna. Mio padre e la mia vera madre avevano divorziato quando io avevo dodici anni, e lei si era trasferita in Australia. Io sono rimasta in Italia con mio padre. Poi ad un certo punto, verso i diciassette anni nella nostra vita apparve lei, Carla, il nuovo amore di mio padre. Alcuni amici di Carla avevano organizzato un raduno naturista nell’oasi di cui vi parlerò. Partimmo in camper. Alla guida c’era papà il quale ogni tanto si distraeva per guardare nello specchietto retrovisore, dove c’era l’immagine riflessa di Carla che stava sistemando gli armadietti del camper, e che era già entrata nell’atmosfera del raduno, e che quindi era nuda dalla testa ai piedi. E io allora, che stavo seduta di fianco a papà, gli davo dei pizzicotti sul braccio, affinché gli ritornasse la concentrazione. – Non guardare mamma. D’altronde puoi guardarla quando ti pare, ma non quando sei alla guida – gli dicevo. – Piuttosto guarda la strada – poi mi rivolsi a Carla: – e tu, lì dietro, cerca di non distrarre papà. – Tesoro, ascolta Govinda. Cerca di concentrarti sulla strada. Lungo il tragitto chiesi a papà di fermarsi in una piazzola di sosta perché avevo urgentemente bisogno di fare la pipì. Così ci infilammo in uno spiazzo alberato per camper e andai alla ricerca di un bagno chimico o qualcosa del genere; purtroppo l’area ne era sprovvista. Non c’era neppure nessuno a cui potevo chiedere, e così me ne andai dietro i cespugli, in mezzo a preservativi usati e pagine strappate via da giornaletti porno. Feci i miei bisogni e ritornai al camper, e quando rientrai mi accorsi che Carla e papà si erano trasferiti nell’angolo notte e stavano facendo l’amore. Lei gli stava sopra e lo cavalcava con un’energia sorprendente e lui le stringeva le natiche tenendogliele aperte. – Così, così, così, così! – urlava Carla. – Facciamo presto, Govinda potrebbe rientrare a momenti – disse lui. – E allora? Più ne siamo e più ci divertiamo. – Che cagna che sei!Carla scoppiò a ridere e aumentò il ritmo dei movimenti del suo bacino, ankara escort intenzionata ad affrettarsi per terminare “l’operazione”. E infatti nel giro di un paio di minuti mio padre era quasi pronto a eiaculare, e così Carla glielo prese in bocca e lo fece venire, ingoiandone il seme. A quel punto annunciai che stavo rientrando, chiudendo la porta del camper e loro si ricomposero in fretta e furia, e mio padre ritornò al posto di guida. Carla mi accarezzò il viso e mi chiese come mai c’avessi messo tutto quel tempo. – Beh sai, non sono abituata a farla in mezzo ai cespugli – poi mi venne voglia di giocare e quindi di stuzzicarli un po’. – Cosa avete fatto voi due, nel frattempo? – Niente di che. Tuo padre mi ha dato una mano a sistemare gli armadietti. – See, gli armadietti! Ma fammi il piacere, mamma. Tu sei nuda, papà c’ha i pantaloni ancora sbottonati…- Che acuta osservatrice! Beh, io e tuo padre ci amiamo tanto. E se qualche volta ci concediamo qualche eccesso peccaminoso, è del tutto normale. – Sto scherzando, mà… era solo uno scherzo. Che mi importa di quello che fate quando siete soli?- Oh cielo! – Carla rise nervosamente. – Ci sono cas**ta come una cretina. Dai, vai a sedere vicino a tuo padre, che adesso si riparte.Arrivammo all’oasi naturista nel pomeriggio; un piccolo angolo di paradiso disseminato di tende e caravan come il nostro. C’era anche un laghetto, dove c’erano una cinquantina di persone che facevano il bagno, rigorosamente nudi, e giocavano a schizzarsi l’acqua addosso. E famigliole felici avevano allestito banchetti e arrostite di carne, in un’atmosfera spensierata da fine settimana con i propri cari. Carla e mio padre raggiunsero i propri amici. Io intanto mi ero tolta i vestiti e me ne andavo in giro, e non mancò molto per fare conoscenza con una comitiva di ragazzi, che mi invitarono ad una specie di falò che avevano allestito per la sera, lontano dal mondo degli adulti, che si erano stabilizzati nell’area camper, dove avrebbero fatto comunella attorno ad una grande tavolata. E noi avevamo invece il nostro falò. C’era un ragazzo di cui valeva davvero la pena approfondire la conoscenza; alto, biondo e muscoloso, con un bel cazzo ankara escort bayan grosso. E infatti ci feci la smorfiosa per tutto il tempo, mentre lo aiutavo ad allestire il nostro fuoco. E ogni volta che mi chinavo a prendere qualcosa da terra, lui si metteva sempre dietro di me, e con le mani mi prendeva i fianchi e faceva finta di penetrarmi, e allora tutti gli altri ragazzi scoppiavano a ridere. E io per vendicarmi lo pizzicavo sugli addominali. Si chiamava Patrick, e avevo una gran voglia di combinarci qualcosa. Di ragazze eravamo solo tre. I maschi in tutto erano dieci. È inutile starvi a dire i loro nomi. Vi dirò solo quelli delle ragazze: Chiara e Marzia. Chiara era una stangona bionda che faceva gola a molti maschietti, invece Marzia era occhialuta e tozza, e non faceva gola a nessuno. Alle otto accendemmo il fuoco e c’era uno dei maschi che aveva una chitarra, e suonava delle canzoni francesi che conosceva soltanto lui. Io mi misi a sedere di fianco ad Patrick, il quale aveva proposto di giocare ad obbligo o verità. Immagino che non ci sia bisogno di spiegazioni; quando tocca il tuo turno, o dici la verità su di un argomento scottante o sei obbligata a fare qualcosa che ti verrà richiesto. Al primo giro dissero tutti la verità, e vennero fuori delle cose porchissime, racconti di penetrazioni anali e schizzi in faccia, tanto che i maschi ce l’avevano tutti duro. Era un vero e proprio fiorire di erezioni smisurate, e noi ragazze ne eravamo assai divertite. Anche Patrick ce l’aveva duro, e allora glielo presi in mano menandoglielo lentamente, quasi distrattamente, mentre il gioco continuava ad andare avanti. E vennero dette altre numerosissime porcate e allora cominciò ad eccitarsi anche Chiara, la stangona, che senza darlo a vedere, iniziò a massaggiarsi il clitoride. Io me ne accorsi e le sorrisi, e lei mi fece l’occhiolino.- Ora tocca a te, Govinda – mi disse Patrick. – Obbligo o verità? – Obbligo – risposi con un certo orgoglio. Era la prima volta che qualcuno sceglieva l’obbligo e infatti furono tutti abbondantemente sorpresi, e mi resi conto che, viste le condizioni indecenti in cui si trovavano i maschi, avrebbero potuto chiedermi qualsiasi escort ankara cosa. Intanto continuavo a tenere il pistolone di Patrick in mano e mi guardai in giro, perché nessuno si decideva a dirmi cosa mi toccava fare. – Vediamo – disse uno di fronte a me. – Ti obblighiamo a dare un bacio a… – guardai Patrick, speravo di dover baciare lui, perché ne avevo davvero tanta voglia. – … Chiara.La stangona, che intanto stava continuando a punzecchiarsi il clitoride, mi guardò con una punta di eccitazione. Non me l’aspettavo. Non mi era mai capitato di baciare una ragazza. Ma dovevo farlo. Erano le regole. – Con la lingua – aggiunse quello di prima. – Va bene, va bene – dissi piuttosto annoiata. Così mi alzai e andai verso di lei, le presi il viso con le mani e avvicinai la bocca alla sua, e le nostre lingue si incontrarono e ci fu un cospicuo scambio di saliva calda, e allora alcuni maschietti, troppo eccitati per quella cosa, cominciarono a masturbarsi davanti a tutti. E io e Chiara intanto eravamo entrate così in sintonia che non c’era verso di farci smettere, e così con una mano le accarezzai i seni, e lei accarezzò i miei, spremendomi un capezzolo con l’indice e il pollice. – Siete disgustose – disse Marzia, la quale cominciò ad essere stanca di quel gioco e se ne andò via. A quel punto eravamo rimaste soltanto in due, io e Chiara, in mezzo a dieci maschi coi cazzi duri come pietra. E continuammo a baciarci, mentre loro si apprestarono a venire verso di noi, e in qualche attimo ce li ritrovammo tutti addosso, eravamo completamente assediate dai loro corpi, e ci riempirono i buchi. Cazzi dappertutto. Io ce ne avevo uno nella vagina, uno nel culo e uno in bocca. Chiara era nelle mie stesse condizioni. Non ci diedero neanche il tempo di respirare; appena ne usciva uno, ecco arrivarne un altro. E io mi domandavo dove fosse Patrick. Volevo lui. Volevo che ci fosse anche lui a riempirmi, eppure non riuscivo a vederlo. Ne avevo così tanti addosso che Patrick poteva essere ovunque. Incominciò a schizzare sborra dappertutto, e io e Chiara non riuscivamo neanche a capirne la provenienza. Di tanto in tanto uno schizzo ci saltava sul corpo. Uno me ne arrivò perfino su un piede. Cavolo, ce n’era proprio tanta. Sembrava di stare sotto ad una cas**ta. Alla fine sia io che Chiara eravamo esauste, con i buchi spianati e inzaccherate dalla testa ai piedi. La mia prima orgia. Un’esperienza che non dimenticherò mai.Govinda.

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